Armenia, il primo genocidio del XX secolo
© Antonella Monzoni. Armenia, il primo genocidio del XX secolo

Si apre oggi  e rimarrà sino al 13 dicembre, presso il Centro Culturale Altinate / San Gaetano (via Altinate) di Padova, la mostra “Antonella Monzoni. Ferita Armena”. E’ il primo evento nell’ambito di “Immaginare Armenia”, una rassegna dedicata a un popolo e un Paese fra i più martoriati nel corso del Novecento da guerre e genocidi, fino a un disastroso terremoto nel 1988.

L’esposizione, promossa dall’Assessorato alla Cultura – Centro Nazionale di Fotografia e curata da Enrico Gusella, presenta un reportage di circa 40 immagini in bianco e nero, attraverso le quali Antonella Monzoni (pluripremiata fotografa modenese che fra l’altro, ha ricevuto il Best Photographer Award al Photovernissage 2009 di San Pietroburgo ed è stata designata Autrice dell’Anno 2010 dalla FIAF) racconta con sguardo attento la sua personale esperienza d’incontro con la gente e i suoi luoghi di un’Armenia ferita, ma non prostrata.

Quelli che ci riporta sono talora siti che parlano di una storia antica: come Haghpat, sede di un celebre monastero riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, che ci rimanda alla sua particolare tradizione cristiana, colma di una ritualità dagli echi persino pagani; la spiritualità del paese che per primo si è covertito al Cristianesimo e ne conserva vestigia importanti per l’arte e la religione.

Armenia, il primo genocidio del XX secolo
© Antonella Monzoni. Armenia, il primo genocidio del XX secolo

Tal altra sono posti emblematici di un sanguinoso passato, come la “Collina delle Rondini” vicino Yerevan, dove sorge il monumento al genocidio armeno e  si celebra il “giorno della  memoria”, ogni 24 aprile, recando un fiore perché non venga mai scordato il Metz Yeghèrn, il “Grande Male”, che causò lo sterminio di un milione e mezzo di uomini, colpevoli soltanto di essere armeni. E luoghi terribili come quello al confine fra Azerbaigian e Nagorno Karabagh (piccolo stato di etnia armena), dove, nei pressi di Sumgait, sorge un muro ricoperto da targhe automobilistiche azere: atroce monito delle sanguinose vendette fra i popoli armeno e azero nel corso della guerra, fra il 1989 e il 1993.

Ancor più, però, spesso Monzoni ci conduce attraverso luoghi qualsiasi, che parlano di una difficile quotidianità, simbolicamente sottolineata da condizioni atmosferiche perennemente difficili che sembrano avvolgere tutto in una pesante cappa di grigiore. Inequivocabili immagini di un Paese prima immiserito da settant’anni di occupazione sovietica  poi abbandonato allo sfacelo economico; un Paese nel quale, tuttavia, accanto alla mestizia non manca la forza morale, un coraggio che evidentemente trae forza dall’appartenenza ad una cultura, ma anche da un carattere indomito, che nulla ha potuto distogliere dalla speranza nel futuro.

Tutto questo emerge dalle immagini di Monzoni, che si muove attraverso queste realtà con percettibile partecipazione, cogliendo situazioni e dettagli pregnanti, lasciandoci di volta in volta incupire o emozionare insieme a lei.

Armenia, il primo genocidio del XX secolo
© Antonella Monzoni. Armenia, il primo genocidio del XX secolo